Il Rondò di ingresso

Il Carpino

Il carpino di fronte al quale ci troviamo è un esemplare monumentale, da ammirare per la sua vecchiaia e la sua forma. Traforato e contorto, il suo tronco evoca l’immagine di un ricamo o di un merletto.

Il carpinoè diffuso in tutta Italia, ormai soprattutto nelle zone montane; in passato era ampiamente presente in pianura, in abbinamento a farnie, frassini, tigli e olmi.

Il carpino ha una chioma compatta, con foglie lisce, alterne, lievemente seghettate e dalla scorza liscia e scanalata. Una caratteristica di questo albero, che lo rende prezioso nei lunghi mesi freddi, è la capacità di conservare le foglie secche sui rami per tutto l’inverno, fino allo schiudersi delle gemme, in primavera.

Le parole di Tonino Guerra sembrano invitarci a guardare questo albero, soprattutto alle prime luci del mattino, con occhi nuovi: "Raramente ti può capitare di vedere la vera luce, la prima luce della nascita del mondo. Si tratta di chiarori stanchi, filamenti di una luminosità velata che passano in mezzo a ombre tremolanti, una luce che esplora le fessure non per la forza di penetrazione che ha, ma per debolezza e per un bisogno di adagiarsi e così accendere fosforescenze di insetti addormentati nelle crepe. La meraviglia di guardare queste piccole trasparenze con così tanto entusiasmo mi fa pensare, con stupore innocente, a quel bagliore iniziale che ha creato l'universo".

Il carpino di fronte al quale ci troviamo è un esemplare monumentale, da ammirare per la sua vecchiaia e la sua forma. Traforato e contorto, il suo tronco evoca l’immagine di un ricamo o di un merletto.

Il carpinoè diffuso in tutta Italia, ormai soprattutto nelle zone montane; in passato era ampiamente presente in pianura, in abbinamento a farnie, frassini, tigli e olmi.

Il carpino ha una chioma compatta, con foglie lisce, alterne, lievemente seghettate e dalla scorza liscia e scanalata. Una caratteristica di questo albero, che lo rende prezioso nei lunghi mesi freddi, è la capacità di conservare le foglie secche sui rami per tutto l’inverno, fino allo schiudersi delle gemme, in primavera.

Le parole di Tonino Guerra sembrano invitarci a guardare questo albero, soprattutto alle prime luci del mattino, con occhi nuovi: “Raramente ti può capitare di vedere la vera luce, la prima luce della nascita del mondo. Si tratta di chiarori stanchi, filamenti di una luminosità velata che passano in mezzo a ombre tremolanti, una luce che esplora le fessure non per la forza di penetrazione che ha, ma per debolezza e per un bisogno di adagiarsi e così accendere fosforescenze di insetti addormentati nelle crepe. La meraviglia di guardare queste piccole trasparenze con così tanto entusiasmo mi fa pensare, con stupore innocente, a quel bagliore iniziale che ha creato l’universo”.




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