Il Giardino pittoresco
Camminando lungo il viale, alcune nozioni su questo Parco, che conserva gli stilemi tipici del suo progettista, Xavier Kurten, protagonista dell'arte dei giardini europei e artefice del rinnovamento dei giardini sabaudi secondo la moda della prima metà dell'Ottocento. I giardini del Kurten sono, come qui, espressioni della libertà della natura, immagini di un paesaggio pittorico-paesistico che diviene poesia.
Per "pittoresco" si intende, nei giardini e nella letteratura, una scena naturale che può essere rappresentata in un dipinto: nel XVIII secolo, lo stretto rapporto tra giardinaggio, pittura e poesia era il fondamento di un pensiero che immaginava un perfetto equilibrio tra sfondo naturale e azioni umane.
Tra gli elementi distintivi dei giardini di Xavier Kurten ne citeremo alcuni, che abbiamo incontrato o che incontreremo in questo cammino insieme.
Gruppi di alberi e boschetti si inseriscono a interrompere ampie radure, disegnando scenografie e romantici scorci. Le linee sinuose e l'irregolarità, tipica del gusto informale, intendono suscitare sorpresa e, insieme, curiosità, attraverso effetti scenografici ottenuti con l'accostamento di forme e colori.
I sentieri o i viali sembrano condurre da una scena all'altra: permettono cioè di raggiungere ciò che è impossibile cogliere nel colpo d'occhio generale. Nei parchi del Kurten che, come in questo caso, sono caratterizzati da una grande radura centrale, il percorso principale tende a seguirne i contorni, creando poi una rete di sentieri secondari che si sviluppano tra i margini della radura e i confini della proprietà, giocando tra "aperture" e "chiusure".
L'armonia del disegno è determinata dalla vivacità e dalla freschezza del verde, dalle interruzioni e dalle ombre che producono gli alberi, solitari o a gruppi. Gli alberi isolati sono punti focali per attirare l'attenzione del visitatore: per questo effetto, il Kurten usa tre specie, le querce, gli ippocastani e i cedri. Il Taxodium dysticum è, invece, l'ornamento prediletto dei laghi. Le aree alberate sono spesso realizzate con carpini, in dialogo con specie esotiche come il liriodendro.
Ritornano spesso, inoltre, i bossi, le ortensie e le camelie.
Un ultimo aspetto ricorrente nei progetti del Kurten è la coesistenza di aree ornamentali e produttive, in cui spesso è presente una cascina. Frutteti, vigneti o campi coltivati, oltre ad arricchire il giardino, rafforzano il suo legame con la campagna e il territorio che lo circonda.
Il carpino di fronte al quale ci troviamo è un esemplare monumentale, da ammirare per la sua vecchiaia e la sua forma. Traforato e contorto, il suo tronco evoca l’immagine di un ricamo o di un merletto.
Il carpinoè diffuso in tutta Italia, ormai soprattutto nelle zone montane; in passato era ampiamente presente in pianura, in abbinamento a farnie, frassini, tigli e olmi.
Il carpino ha una chioma compatta, con foglie lisce, alterne, lievemente seghettate e dalla scorza liscia e scanalata. Una caratteristica di questo albero, che lo rende prezioso nei lunghi mesi freddi, è la capacità di conservare le foglie secche sui rami per tutto l’inverno, fino allo schiudersi delle gemme, in primavera.
Le parole di Tonino Guerra sembrano invitarci a guardare questo albero, soprattutto alle prime luci del mattino, con occhi nuovi: "Raramente ti può capitare di vedere la vera luce, la prima luce della nascita del mondo. Si tratta di chiarori stanchi, filamenti di una luminosità velata che passano in mezzo a ombre tremolanti, una luce che esplora le fessure non per la forza di penetrazione che ha, ma per debolezza e per un bisogno di adagiarsi e così accendere fosforescenze di insetti addormentati nelle crepe. La meraviglia di guardare queste piccole trasparenze con così tanto entusiasmo mi fa pensare, con stupore innocente, a quel bagliore iniziale che ha creato l'universo".

Camminando lungo il viale, alcune nozioni su questo Parco, che conserva gli stilemi tipici del suo progettista, Xavier Kurten, protagonista dell’arte dei giardini europei e artefice del rinnovamento dei giardini sabaudi secondo la moda della prima metà dell’Ottocento. I giardini del Kurten sono, come qui, espressioni della libertà della natura, immagini di un paesaggio pittorico-paesistico che diviene poesia.
Per “pittoresco” si intende, nei giardini e nella letteratura, una scena naturale che può essere rappresentata in un dipinto: nel XVIII secolo, lo stretto rapporto tra giardinaggio, pittura e poesia era il fondamento di un pensiero che immaginava un perfetto equilibrio tra sfondo naturale e azioni umane.
Tra gli elementi distintivi dei giardini di Xavier Kurten ne citeremo alcuni, che abbiamo incontrato o che incontreremo in questo cammino insieme.
Gruppi di alberi e boschetti si inseriscono a interrompere ampie radure, disegnando scenografie e romantici scorci. Le linee sinuose e l’irregolarità, tipica del gusto informale, intendono suscitare sorpresa e, insieme, curiosità, attraverso effetti scenografici ottenuti con l’accostamento di forme e colori.
I sentieri o i viali sembrano condurre da una scena all’altra: permettono cioè di raggiungere ciò che è impossibile cogliere nel colpo d’occhio generale. Nei parchi del Kurten che, come in questo caso, sono caratterizzati da una grande radura centrale, il percorso principale tende a seguirne i contorni, creando poi una rete di sentieri secondari che si sviluppano tra i margini della radura e i confini della proprietà, giocando tra “aperture” e “chiusure”.
L’armonia del disegno è determinata dalla vivacità e dalla freschezza del verde, dalle interruzioni e dalle ombre che producono gli alberi, solitari o a gruppi. Gli alberi isolati sono punti focali per attirare l’attenzione del visitatore: per questo effetto, il Kurten usa tre specie, le querce, gli ippocastani e i cedri. Il Taxodium dysticum è, invece, l’ornamento prediletto dei laghi. Le aree alberate sono spesso realizzate con carpini, in dialogo con specie esotiche come il liriodendro.
Ritornano spesso, inoltre, i bossi, le ortensie e le camelie.
Un ultimo aspetto ricorrente nei progetti del Kurten è la coesistenza di aree ornamentali e produttive, in cui spesso è presente una cascina. Frutteti, vigneti o campi coltivati, oltre ad arricchire il giardino, rafforzano il suo legame con la campagna e il territorio che lo circonda.
Il carpino di fronte al quale ci troviamo è un esemplare monumentale, da ammirare per la sua vecchiaia e la sua forma. Traforato e contorto, il suo tronco evoca l’immagine di un ricamo o di un merletto.
Il carpinoè diffuso in tutta Italia, ormai soprattutto nelle zone montane; in passato era ampiamente presente in pianura, in abbinamento a farnie, frassini, tigli e olmi.
Il carpino ha una chioma compatta, con foglie lisce, alterne, lievemente seghettate e dalla scorza liscia e scanalata. Una caratteristica di questo albero, che lo rende prezioso nei lunghi mesi freddi, è la capacità di conservare le foglie secche sui rami per tutto l’inverno, fino allo schiudersi delle gemme, in primavera.
Le parole di Tonino Guerra sembrano invitarci a guardare questo albero, soprattutto alle prime luci del mattino, con occhi nuovi: “Raramente ti può capitare di vedere la vera luce, la prima luce della nascita del mondo. Si tratta di chiarori stanchi, filamenti di una luminosità velata che passano in mezzo a ombre tremolanti, una luce che esplora le fessure non per la forza di penetrazione che ha, ma per debolezza e per un bisogno di adagiarsi e così accendere fosforescenze di insetti addormentati nelle crepe. La meraviglia di guardare queste piccole trasparenze con così tanto entusiasmo mi fa pensare, con stupore innocente, a quel bagliore iniziale che ha creato l’universo”.