Il Sentiero del Sottobosco

Il Cedro del Libano

Possiamo osservare qui la ceppaia di un grande cedro del Libano: presente nell'originario progetto del giardino e piantato "in solitaria", era uno degli alberi più antichi del Parco.

Gli anelli, ben visibili, rivelano non soltanto l’età della pianta ma anche la sua storia: un anno ricco di piogge ha formato un anello con uno spessore maggiore rispetto a quello che corrisponde a un anno di siccità.

Qui vicino, recentemente è stato messo a dimora un piccolo esemplare di cedro, un "bis-bis nipotino": si farà spazio intorno piano piano, raggiungendo forse un giorno le dimensioni imponenti dell'antenato.

Il cedro del Libano è una conifera spontanea originaria delle montagne del Tauro e del Libano. Con la crescita, l'albero sembra mutare le sue sembianze: dapprima ha una forma conica ma, quando invecchia, si allarga e si apre, con i rami che, insolitamente per una conifera che cresce in zone nevose, sono quasi orizzontali. Quando è giovane, si difende e si chiude, quando invecchia ombreggia e protegge.

Le foglie aghiformi blu-verde crescono in ciuffi folti. La corteccia, grigio scuro, trasuda una resina balsamica, il cui profumo, dopo anni, possiamo cogliere ancora anche qui.

Pochi alberi riescono a comunicare un tale senso di imperturbabile e quasi sacrale maestosità. Con il suo legno è stato edificato il grande Tempio di Gerusalemme, il trono del Re Salomone era in legno di cedro.

Nel primo poema dell'umanità, l'Epopea di Gilgamesh, il re sumero di Uruk, per conquistare la fama eterna, abbatte un grande esemplare di cedro e uccide il feroce guardiano della foresta; questa narrazione sembra raccontarci gli albori del conflitto tra l'uomo e la natura.

L'imperatore Adriano, nel 118 d.C., emana un decreto con cui crea un bosco di cedri di proprietà imperiale, in un certo senso uno dei primi esempi di tutela ambientale della storia.

Emily Dickinson immagina così la sua casa, una casa che è altrove dalla prosa: "Ha stanze come cedri, impenetrabili allo sguardo. E un tetto indistruttibile: la distesa del cielo".

Possiamo osservare qui la ceppaia di un grande cedro del Libano: presente nell’originario progetto del giardino e piantato “in solitaria”, era uno degli alberi più antichi del Parco.

Gli anelli, ben visibili, rivelano non soltanto l’età della pianta ma anche la sua storia: un anno ricco di piogge ha formato un anello con uno spessore maggiore rispetto a quello che corrisponde a un anno di siccità.

Qui vicino, recentemente è stato messo a dimora un piccolo esemplare di cedro, un “bis-bis nipotino”: si farà spazio intorno piano piano, raggiungendo forse un giorno le dimensioni imponenti dell’antenato.

Il cedro del Libano è una conifera spontanea originaria delle montagne del Tauro e del Libano. Con la crescita, l’albero sembra mutare le sue sembianze: dapprima ha una forma conica ma, quando invecchia, si allarga e si apre, con i rami che, insolitamente per una conifera che cresce in zone nevose, sono quasi orizzontali. Quando è giovane, si difende e si chiude, quando invecchia ombreggia e protegge.

Le foglie aghiformi blu-verde crescono in ciuffi folti. La corteccia, grigio scuro, trasuda una resina balsamica, il cui profumo, dopo anni, possiamo cogliere ancora anche qui.

Pochi alberi riescono a comunicare un tale senso di imperturbabile e quasi sacrale maestosità. Con il suo legno è stato edificato il grande Tempio di Gerusalemme, il trono del Re Salomone era in legno di cedro.

Nel primo poema dell’umanità, l’Epopea di Gilgamesh, il re sumero di Uruk, per conquistare la fama eterna, abbatte un grande esemplare di cedro e uccide il feroce guardiano della foresta; questa narrazione sembra raccontarci gli albori del conflitto tra l’uomo e la natura.

L’imperatore Adriano, nel 118 d.C., emana un decreto con cui crea un bosco di cedri di proprietà imperiale, in un certo senso uno dei primi esempi di tutela ambientale della storia.

Emily Dickinson immagina così la sua casa, una casa che è altrove dalla prosa: “Ha stanze come cedri, impenetrabili allo sguardo. E un tetto indistruttibile: la distesa del cielo”.





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