Il Sottobosco
Il sentiero che stiamo per imboccare sembra nascondersi agli sguardi.
Allo stesso modo, dopo aver osservato prospettive, scorci, altezze, proviamo ora a guardare ciò che, spesso, va cercato, in basso, all'ombra: proviamo a scoprire i colori e le forme del sottobosco, differenti lungo le stagioni dell'anno. È importante saper osservare e, molto spesso, chi osserva sa che le cose più belle possono essere piccole e nascoste.
In inverno, i primi a sbocciare sono gli ellebori, detti rose di Natale, e i bucaneve, tra l'erba ancora irrigidita dal gelo. Il loro stelo è corto, la corolla semplice e fragile: una campanella bianca con verdi goccioline all'apice di ogni petalo. Nel linguaggio dei fiori è simbolo di speranza, un felice presagio nella campagna ancora spoglia, negli angoli più freddi e riparati dei prati.
A fine inverno, la viola odorata, la viola mammola, il fiore della modestia e del pudore, i fiori blu dell'epatica e della vinca che, come piccole e pallide stelle azzurre, sono un privilegio, di quell'attraente e rassicurante bellezza che solo i timidi riescono a esibire.
Poi, gli anemoni bianchi, anemone nemorosa, dal greco "ànemos", vento, e dopo i crochi e i narcisi, che si moltiplicano a piccoli gruppi. I mughetti, in fiore a maggio nei luoghi freschi e ombrosi, sembrano immuni ai gusti e dalle mode.
Tra settembre e novembre i ciclamini irrequieti, con le foglie marmorizzate a forma di cuore, creano piccoli prati allegri e lanciano lontano i loro semi trasformando lo stelo in una molla; una colonia estesa colora di rosa la zona accanto alla vecchia ceppaia di cedro, altrove macchie sparse illuminano lo scuro fogliame degli alberi che le sovrastano. Come principini indiscussi, ma senza le incombenze pubbliche di un sovrano, appaiono e scompaiono come lucciole nella stagione degli amori.
Tutto l'anno scopriremo le felci, piante antichissime che crescono e si moltiplicano quando sono felici. Si insinuano tra le pietre, hanno insieme forza e umiltà, occupano le zone ombrose e umide e sanno regalare al giardino quell’aspetto spettinato e naturale di geometrica freschezza e, insieme, di arruffata ed elegante gentilezza.

Il sentiero che stiamo per imboccare sembra nascondersi agli sguardi.
Allo stesso modo, dopo aver osservato prospettive, scorci, altezze, proviamo ora a guardare ciò che, spesso, va cercato, in basso, all’ombra: proviamo a scoprire i colori e le forme del sottobosco, differenti lungo le stagioni dell’anno. È importante saper osservare e, molto spesso, chi osserva sa che le cose più belle possono essere piccole e nascoste.
In inverno, i primi a sbocciare sono gli ellebori, detti rose di Natale, e i bucaneve, tra l’erba ancora irrigidita dal gelo. Il loro stelo è corto, la corolla semplice e fragile: una campanella bianca con verdi goccioline all’apice di ogni petalo. Nel linguaggio dei fiori è simbolo di speranza, un felice presagio nella campagna ancora spoglia, negli angoli più freddi e riparati dei prati.
A fine inverno, la viola odorata, la viola mammola, il fiore della modestia e del pudore, i fiori blu dell’epatica e della vinca che, come piccole e pallide stelle azzurre, sono un privilegio, di quell’attraente e rassicurante bellezza che solo i timidi riescono a esibire.
Poi, gli anemoni bianchi, anemone nemorosa, dal greco “ànemos”, vento, e dopo i crochi e i narcisi, che si moltiplicano a piccoli gruppi. I mughetti, in fiore a maggio nei luoghi freschi e ombrosi, sembrano immuni ai gusti e dalle mode.
Tra settembre e novembre i ciclamini irrequieti, con le foglie marmorizzate a forma di cuore, creano piccoli prati allegri e lanciano lontano i loro semi trasformando lo stelo in una molla; una colonia estesa colora di rosa la zona accanto alla vecchia ceppaia di cedro, altrove macchie sparse illuminano lo scuro fogliame degli alberi che le sovrastano. Come principini indiscussi, ma senza le incombenze pubbliche di un sovrano, appaiono e scompaiono come lucciole nella stagione degli amori.
Tutto l’anno scopriremo le felci, piante antichissime che crescono e si moltiplicano quando sono felici. Si insinuano tra le pietre, hanno insieme forza e umiltà, occupano le zone ombrose e umide e sanno regalare al giardino quell’aspetto spettinato e naturale di geometrica freschezza e, insieme, di arruffata ed elegante gentilezza.