Il Platano
Possiamo ammirare qui un maestoso platano, un ibrido coltivato tra Platanus occidentalis e Platanus orientalis.
È una pianta maestosa, con grandi rami e grandi foglie. Ha un tronco dritto e chiazzato di bianco, grigio e bruno: Paul Valery descrive il platano con parole come candido, docile, con braccia pure.
Il platano è molto diffuso nelle nostre città, introdotto in Piemonte nel periodo della dominazione napoleonica. Nascevano in quel periodo, a Torino, i grandi viali alberati, creati ricorrendo al piantamento di platani, su ispirazione dei viali di Parigi. Ancora oggi il platano si adatta benissimo alla vita urbana, grazie alla sua capacità di prosperare anche in mezzo all'aria inquinata. La sua corteccia, che tende a sfaldarsi, non si adegua alla crescita rapida del tronco e cade sotto forma di grandi scaglie: questo permette all'albero di liberarsi dalle polveri sottili e di non rimanere "soffocato" dall'inquinamento.
Le foglie ampie, a cinque lobi appuntiti, le fanno assomigliare al palmo di una mano. Platús, da cui deriva platanós, in greco significa largo, piatto. Proprio questa somiglianza rese il platano sacro alla Grande Madre, a quella dea che, a Creta, era rappresentata con le cinque dita della mano aperta, nell'atto di benedire.
Un antico platano cresce sull’isola greca di Kos, presso le rovine del santuario di Asclepio e del boschetto sacro ad Apollo. I rami enormi, puntellati da colonne antiche, coprono tutta la piazza che era la sede della scuola medica fondata da Ippocrate, il quale avrebbe tenuto le sue lezioni e avrebbe curato i suoi pazienti all'ombra di un platano.
L'albero appare nell'Iliade con una funzione oracolare: nel racconto di Odisseo, gli Achei, in procinto di partire per Troia, si ritrovano sotto un platano, quando all'improvviso, compare un serpente. Questa analogia con il serpente è probabilmente legata al rinnovamento della corteccia che, come la pelle dell'animale, muta ogni anno e diviene simbolo di rigenerazione.

Possiamo ammirare qui un maestoso platano, un ibrido coltivato tra Platanus occidentalis e Platanus orientalis.
È una pianta maestosa, con grandi rami e grandi foglie. Ha un tronco dritto e chiazzato di bianco, grigio e bruno: Paul Valery descrive il platano con parole come candido, docile, con braccia pure.
Il platano è molto diffuso nelle nostre città, introdotto in Piemonte nel periodo della dominazione napoleonica. Nascevano in quel periodo, a Torino, i grandi viali alberati, creati ricorrendo al piantamento di platani, su ispirazione dei viali di Parigi. Ancora oggi il platano si adatta benissimo alla vita urbana, grazie alla sua capacità di prosperare anche in mezzo all’aria inquinata. La sua corteccia, che tende a sfaldarsi, non si adegua alla crescita rapida del tronco e cade sotto forma di grandi scaglie: questo permette all’albero di liberarsi dalle polveri sottili e di non rimanere “soffocato” dall’inquinamento.
Le foglie ampie, a cinque lobi appuntiti, le fanno assomigliare al palmo di una mano. Platús, da cui deriva platanós, in greco significa largo, piatto. Proprio questa somiglianza rese il platano sacro alla Grande Madre, a quella dea che, a Creta, era rappresentata con le cinque dita della mano aperta, nell’atto di benedire.
Un antico platano cresce sull’isola greca di Kos, presso le rovine del santuario di Asclepio e del boschetto sacro ad Apollo. I rami enormi, puntellati da colonne antiche, coprono tutta la piazza che era la sede della scuola medica fondata da Ippocrate, il quale avrebbe tenuto le sue lezioni e avrebbe curato i suoi pazienti all’ombra di un platano.
L’albero appare nell’Iliade con una funzione oracolare: nel racconto di Odisseo, gli Achei, in procinto di partire per Troia, si ritrovano sotto un platano, quando all’improvviso, compare un serpente. Questa analogia con il serpente è probabilmente legata al rinnovamento della corteccia che, come la pelle dell’animale, muta ogni anno e diviene simbolo di rigenerazione.