L’Affaccio sul Grande Prato

Il Tasso

Questo meraviglioso esemplare di Taxus baccata è l’albero più antico del Parco; con la sua forma a ombrello e il singolare intreccio dei rami, che si dipartono dal tronco e che si torcono come le funi di una nave, è anch'esso uno dei cinque alberi monumentali.

Il tasso è una conifera molto longeva, che può vivere fino a 2000 anni. Nel Lancashire, in Inghilterra, ci sono foreste di tassi che, si narra, furono piantate dai Romani: nasce e cresce quasi sulle scogliere e sulle montagne, tra le rocce e la ghiaia.

Le foglie ricurve sono di un bel verde scuro. Nell'Ottocento arredava, in gruppi, i grandi parchi romantici soprattutto negli angoli ombrosi: faceva parte di quelle piante "da sfondo", da quinta sempreverde delle alberature "da parco".

Durante la stagione estiva la chioma degli esemplari femminili si colora di piccole bacche rosse e zuccherine, gli arilli, altamente tossiche per l’uomo. Queste bacche, per il loro colore, attraggono soprattutto i merli e i tordi che spargono così i semi del tasso dappertutto, diventando complici di uno dei modi più antichi e semplici di diffusione.

In diverse epoche e culture questa pianta simboleggiava l'eterno ciclo di morte e rinascita.

Per i Greci il tasso era sacro a Ecate, la dea degli Inferi. Insieme all’agrifoglio, la religione cristiana lo riconosceva come simbolo di vita eterna ed era tradizionalmente presente nei giardini delle chiese.

Le parole della poetessa, scrittrice e botanica inglese Vita Sackville-West sembrano cogliere il mistero e la malinconia di quest'albero ma, insieme, la sua magia: "Il tasso, quel principe, quel poeta dei nostri alberi che asseconda docile i nostri stati d'animo e in forme fantastiche si torce e si inclina, con stile cupo o estroso s'intona ai nostri giorni. Questo è il tasso, tranquillo, pacato, antico saggio consigliere, non eloquente in modo disinvolto ma, a chi lo sente, con tanto da dire; quanto le radure che sussurrano in un bosco però in modo più chiaro e disciplinato di loro…".

Questo meraviglioso esemplare di Taxus baccata è l’albero più antico del Parco; con la sua forma a ombrello e il singolare intreccio dei rami, che si dipartono dal tronco e che si torcono come le funi di una nave, è anch’esso uno dei cinque alberi monumentali.

Il tasso è una conifera molto longeva, che può vivere fino a 2000 anni. Nel Lancashire, in Inghilterra, ci sono foreste di tassi che, si narra, furono piantate dai Romani: nasce e cresce quasi sulle scogliere e sulle montagne, tra le rocce e la ghiaia.

Le foglie ricurve sono di un bel verde scuro. Nell’Ottocento arredava, in gruppi, i grandi parchi romantici soprattutto negli angoli ombrosi: faceva parte di quelle piante “da sfondo”, da quinta sempreverde delle alberature “da parco”.

Durante la stagione estiva la chioma degli esemplari femminili si colora di piccole bacche rosse e zuccherine, gli arilli, altamente tossiche per l’uomo. Queste bacche, per il loro colore, attraggono soprattutto i merli e i tordi che spargono così i semi del tasso dappertutto, diventando complici di uno dei modi più antichi e semplici di diffusione.

In diverse epoche e culture questa pianta simboleggiava l’eterno ciclo di morte e rinascita.

Per i Greci il tasso era sacro a Ecate, la dea degli Inferi. Insieme all’agrifoglio, la religione cristiana lo riconosceva come simbolo di vita eterna ed era tradizionalmente presente nei giardini delle chiese.

Le parole della poetessa, scrittrice e botanica inglese Vita Sackville-West sembrano cogliere il mistero e la malinconia di quest’albero ma, insieme, la sua magia: “Il tasso, quel principe, quel poeta dei nostri alberi che asseconda docile i nostri stati d’animo e in forme fantastiche si torce e si inclina, con stile cupo o estroso s’intona ai nostri giorni. Questo è il tasso, tranquillo, pacato, antico saggio consigliere, non eloquente in modo disinvolto ma, a chi lo sente, con tanto da dire; quanto le radure che sussurrano in un bosco però in modo più chiaro e disciplinato di loro…”.





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