L’Affaccio sul Grande Prato

Il Tiglio e la Farnia

Un giorno Zeus ed Ermes, in viaggio attraverso la Frigia con sembianze umane, cercarono asilo; i soli che li accolsero furono Filèmone e Bàuci, una coppia di anziani che offrì agli avventori un pranzo frugale e del vino, che non finiva mai. Dopo il pranzo, gli dèi svelarono la loro identità e Zeus si offrì di esaudire ogni loro desiderio: Filèmone e Bàuci chiesero di diventare sacerdoti del suo tempio e di poter morire insieme. Dopo aver vissuto ancora molti anni, i due coniugi furono trasformati in alberi: Filèmone in una quercia e la moglie in un tiglio.

Questo mito è raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio e celebra la virtù dell'ospitalità.

Al centro del prato del Castello ci sono alcuni alberi, gli unici che paiono essersi allontanati dai propri simili che compongono la corona verde, distintiva dei modelli del Kurten: sono due tigli e, accanto, due querce. Una è giovane, l'altra, caduta una notte nel 2020, è adagiata al suolo.

La Fondazione Cosso ha scelto di conservarla al di là della sua bellezza e monumentalità, non soltanto per rispettare la filologia del giardino all'inglese, in cui la natura si mostra all'uomo in tutte le sue forme, ma soprattutto per le vite che, al di là della morte, continua a generare.

E forse per ricordarci che il Castello di Miradolo, per molti anni, è stato una casa.

Per accogliere e ospitare.

Un giorno Zeus ed Ermes, in viaggio attraverso la Frigia con sembianze umane, cercarono asilo; i soli che li accolsero furono Filèmone e Bàuci, una coppia di anziani che offrì agli avventori un pranzo frugale e del vino, che non finiva mai. Dopo il pranzo, gli dèi svelarono la loro identità e Zeus si offrì di esaudire ogni loro desiderio: Filèmone e Bàuci chiesero di diventare sacerdoti del suo tempio e di poter morire insieme. Dopo aver vissuto ancora molti anni, i due coniugi furono trasformati in alberi: Filèmone in una quercia e la moglie in un tiglio.

Questo mito è raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio e celebra la virtù dell’ospitalità.

Al centro del prato del Castello ci sono alcuni alberi, gli unici che paiono essersi allontanati dai propri simili che compongono la corona verde, distintiva dei modelli del Kurten: sono due tigli e, accanto, due querce. Una è giovane, l’altra, caduta una notte nel 2020, è adagiata al suolo.

La Fondazione Cosso ha scelto di conservarla al di là della sua bellezza e monumentalità, non soltanto per rispettare la filologia del giardino all’inglese, in cui la natura si mostra all’uomo in tutte le sue forme, ma soprattutto per le vite che, al di là della morte, continua a generare.

E forse per ricordarci che il Castello di Miradolo, per molti anni, è stato una casa.

Per accogliere e ospitare.




I punti di interesse


Ti trovi qui