L’Affaccio sul Grande Prato

La Corona verde

Da Treccani. giardino: s. m. Terreno, per lo più cinto di muro, steccato o cancellata, coltivato a piante ornamentali e fiorifere, destinato a ricreazione e passeggio; può essere privato, adiacente a villa o casa d’abitazione, oppure pubblico, nell’interno o alla periferia dei centri abitati.

Se questa è la sua definizione, ci troviamo in un giardino. In particolare, in un giardino storico.

Nel film "Il Diavolo veste Prada", due cinture quasi identiche diventano il pretesto per un celebre monologo sul "ceruleo", che inizia così: "Tu pensi che questo non abbia niente a che vedere con te?".

Spesso ciò che ci circonda non sembra avere a che fare con noi, almeno direttamente; e così anche un giardino, soprattutto se storico, viene racchiuso in ciò che vediamo o in ciò che ci aspettiamo sia.

Il giardino ha sempre accompagnato l'uomo e la sua storia, la sua cultura, il mutare dei gusti e delle convenzioni. Il giardino è sempre stato emblema del conservatorismo o manifesto della rivoluzione.

Il giardino - l'hortus - è stato conclusus, quando i fossati o i muri circondavano i castelli, quando la gerarchia necessitava di orizzonti controllati per affermare il proprio potere o quando lo spirito, che si raccoglieva in preghiera, inseguiva l'eterno al di là delle contingenze del mondo. Protetto e chiuso, come forma dell'uomo che la storia definirà medioevale.

Il giardino diventa all'italiana nel Rinascimento: Brunelleschi introduce la prospettiva nella Firenze dei primi del Quattrocento, l'architettura degli edifici si trasfigura nella natura che viene plasmata a immagine di un nuovo equilibrio che, con l'umanesimo, pone l'uomo al centro del mondo.

Quando le sue proporzioni si fanno smisurate, quando Versailles diventa modello: il giardino diviene alla francese: l'uomo regna non più soltanto sulla corte ma sul mondo intero. Alcuni uomini, pochi, regnano sugli altri, molti.

Quando anche quel sistema si disgrega, la Rivoluzione Francese elegge il giardino all'inglese come proprio modello: un giardino domestico, femminile, democratico, borghese.

Il giardino del Castello ha attraversato i secoli, le epoche, i gusti: dapprima all'italiana, nello spazio antistante l'edificio; successivamente, quando nelle lettere d'archivio si legge di uno spirito nuovo che soffia in Europa e che qualcuno chiama Romanticismo, diviene all'inglese, con l'uomo e la natura che convivono, tra scorci architettonici pittoreschi e varietà botaniche.

Il giardino che vediamo oggi conserva le sue memorie, anche quelle dell'abbandono della seconda metà del secolo scorso, ma si rinnova, guarda al futuro, al clima che cambia, alla natura, che svela le criticità nell'operato dell'uomo e, insieme, gli offre delle possibili soluzioni.

E così, la domanda del film ritorna: "Pensi che questo non abbia niente a che vedere con te?".

Da Treccani. giardino: s. m. Terreno, per lo più cinto di muro, steccato o cancellata, coltivato a piante ornamentali e fiorifere, destinato a ricreazione e passeggio; può essere privato, adiacente a villa o casa d’abitazione, oppure pubblico, nell’interno o alla periferia dei centri abitati.

Se questa è la sua definizione, ci troviamo in un giardino. In particolare, in un giardino storico.

Nel film “Il Diavolo veste Prada”, due cinture quasi identiche diventano il pretesto per un celebre monologo sul “ceruleo”, che inizia così: “Tu pensi che questo non abbia niente a che vedere con te?”.

Spesso ciò che ci circonda non sembra avere a che fare con noi, almeno direttamente; e così anche un giardino, soprattutto se storico, viene racchiuso in ciò che vediamo o in ciò che ci aspettiamo sia.

Il giardino ha sempre accompagnato l’uomo e la sua storia, la sua cultura, il mutare dei gusti e delle convenzioni. Il giardino è sempre stato emblema del conservatorismo o manifesto della rivoluzione.

Il giardino – l’hortus – è stato conclusus, quando i fossati o i muri circondavano i castelli, quando la gerarchia necessitava di orizzonti controllati per affermare il proprio potere o quando lo spirito, che si raccoglieva in preghiera, inseguiva l’eterno al di là delle contingenze del mondo. Protetto e chiuso, come forma dell’uomo che la storia definirà medioevale.

Il giardino diventa all’italiana nel Rinascimento: Brunelleschi introduce la prospettiva nella Firenze dei primi del Quattrocento, l’architettura degli edifici si trasfigura nella natura che viene plasmata a immagine di un nuovo equilibrio che, con l’umanesimo, pone l’uomo al centro del mondo.

Quando le sue proporzioni si fanno smisurate, quando Versailles diventa modello: il giardino diviene alla francese: l’uomo regna non più soltanto sulla corte ma sul mondo intero. Alcuni uomini, pochi, regnano sugli altri, molti.

Quando anche quel sistema si disgrega, la Rivoluzione Francese elegge il giardino all’inglese come proprio modello: un giardino domestico, femminile, democratico, borghese.

Il giardino del Castello ha attraversato i secoli, le epoche, i gusti: dapprima all’italiana, nello spazio antistante l’edificio; successivamente, quando nelle lettere d’archivio si legge di uno spirito nuovo che soffia in Europa e che qualcuno chiama Romanticismo, diviene all’inglese, con l’uomo e la natura che convivono, tra scorci architettonici pittoreschi e varietà botaniche.

Il giardino che vediamo oggi conserva le sue memorie, anche quelle dell’abbandono della seconda metà del secolo scorso, ma si rinnova, guarda al futuro, al clima che cambia, alla natura, che svela le criticità nell’operato dell’uomo e, insieme, gli offre delle possibili soluzioni.

E così, la domanda del film ritorna: “Pensi che questo non abbia niente a che vedere con te?”.





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