La Sequoia
Questa esemplare di Sequoia sempervirens ha trovato qui un habitat che le ha permesso di svilupparsi rigogliosa, superando i 30 metri di altezza. Ha una corteccia morbida e sonora e, fino a qualche anno fa, era l'albero più alto del Parco: poi un fulmine, durante un violento temporale, ne ha abbattuto la punta. Fortunatamente, dopo questo episodio, ha continuato a crescere in salute, mostrando i segni di una piena ripresa.
La sequoia appartiene, come i cedri, i tassi e altre specie sempreverdi, alla famiglia delle Cupressacee: è presente sul nostro pianeta fin dalla preistoria e, nella sue terre d’origine, in America del Nord, può superare i 100 metri di altezza e raggiungere i 2500 anni di età.
Soltanto nell'Ottocento, la sequoia è stata introdotta in Europa a scopo ornamentale.
Una piccola curiosità: è difficile immaginare che esistano alberi per i quali il fuoco è una risorsa utilissima. I boschi di sequoie sfruttano il fuoco per mantenere l’equilibrio tra gli alberi giovani e quelli vecchi, per eliminare la vegetazione che cresce intorno alle piante, creando spazio e luce per il loro sviluppo, per debellare i parassiti e le malattie che possono attaccarle e per stimolare la germinazione. Alcune piante, che si trovano in zone in cui la frequenza degli incendi è elevata, hanno sviluppato dei tratti adattativi influenzati direttamente dal fuoco. Uno di questi è la rottura dei semi dormienti, semi che rimangono immagazzinati nel terreno per pochi mesi o per molti decenni e che si risvegliano, grazie alle alte temperature, proprio dopo un incendio.
La poetessa americana Jane Hirshfield dedica alcuni versi alla sequoia, che diviene metafora della vita che continua: "È sciocco lasciare che una giovane sequoia cresca vicino a una casa. Anche in questa tua sola esistenza dovrai scegliere. Quell'essere grande e tranquillo o questa confusione di pentole e libri. Già le prime punte dei rami spazzolano la finestra. Con calma, delicatezza, l'immensità bussa piano alla tua vita".

Questa esemplare di Sequoia sempervirens ha trovato qui un habitat che le ha permesso di svilupparsi rigogliosa, superando i 30 metri di altezza. Ha una corteccia morbida e sonora e, fino a qualche anno fa, era l’albero più alto del Parco: poi un fulmine, durante un violento temporale, ne ha abbattuto la punta. Fortunatamente, dopo questo episodio, ha continuato a crescere in salute, mostrando i segni di una piena ripresa.
La sequoia appartiene, come i cedri, i tassi e altre specie sempreverdi, alla famiglia delle Cupressacee: è presente sul nostro pianeta fin dalla preistoria e, nella sue terre d’origine, in America del Nord, può superare i 100 metri di altezza e raggiungere i 2500 anni di età.
Soltanto nell’Ottocento, la sequoia è stata introdotta in Europa a scopo ornamentale.
Una piccola curiosità: è difficile immaginare che esistano alberi per i quali il fuoco è una risorsa utilissima. I boschi di sequoie sfruttano il fuoco per mantenere l’equilibrio tra gli alberi giovani e quelli vecchi, per eliminare la vegetazione che cresce intorno alle piante, creando spazio e luce per il loro sviluppo, per debellare i parassiti e le malattie che possono attaccarle e per stimolare la germinazione. Alcune piante, che si trovano in zone in cui la frequenza degli incendi è elevata, hanno sviluppato dei tratti adattativi influenzati direttamente dal fuoco. Uno di questi è la rottura dei semi dormienti, semi che rimangono immagazzinati nel terreno per pochi mesi o per molti decenni e che si risvegliano, grazie alle alte temperature, proprio dopo un incendio.
La poetessa americana Jane Hirshfield dedica alcuni versi alla sequoia, che diviene metafora della vita che continua: “È sciocco lasciare che una giovane sequoia cresca vicino a una casa. Anche in questa tua sola esistenza dovrai scegliere. Quell’essere grande e tranquillo o questa confusione di pentole e libri. Già le prime punte dei rami spazzolano la finestra. Con calma, delicatezza, l’immensità bussa piano alla tua vita”.
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