Al fine di valorizzare il complesso architettonico, è stata intrapresa dalla Fondazione Cosso un’approfondita ricerca storica finalizzata alla ricostruzione della memoria del luogo, sia attraverso le fonti archivistiche, che attraverso le più recenti testimonianze orali.
Il Castello di Miradolo
Il Castello di Miradolo è situato all’imbocco della Val Chisone e della Val Pellice, da dove si gode una meravigliosa vista sul Monviso. È costituito da una parte nobiliare e da una zona rustica, che tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento assumono una conformazione molto simile all’attuale.
Dal Castello di Miradolo si gode una meravigliosa vista sul Monviso.
Una dimora familiare
Le prime notizie certe legano la storia della dimora, inizialmente ricordata come una “cassina” di campagna seicentesca, alla famiglia dei Macello i quali, pur non possedendo alcun feudo, erano i maggiori proprietari sul territorio. Giovanni Battista Macello cambia il nome della propria famiglia da Macello in Massel e successivamente amplia i propri possedimenti, acquistando il Marchesato di Caresana.
A fine 700 Maurizio Massel di Caresana trasforma l’antica cassina di Miradolo in residenza nobile, fa costruire la peschiera e il giardino formale circostante la casa padronale.
Gli anni d’oro del Castello
Il Castello e il suo parco vivono la loro epoca d’oro dagli anni Venti dell’Ottocento con Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, detta “Babet”, sposa del marchese Maurizio Massel di Caresana e donna di grande personalità e intraprendenza. Grazie a lei vengono costruiti la citroniera, la torre rotonda e il muro di cinta, rifatta la facciata principale, inserite le decorazioni neogotiche, ridisegnato e ampliato il giardino che diviene un parco romantico.
Nel 1866 la marchesa Teresa Massel, nipote di Maria Elisabetta, sposa Luigi dei conti Cacherano di Bricherasio, il quale, come dono di nozze alla sposa, fa ristrutturare il Palazzo di Miradolo, secondo il gusto neogotico.
Durante gli anni 20 dell’800, Maria Elisabetta Ferrero della Marmora inizia a far realizzare un muro di cinta a Miradolo – attuale conformazione del Parco e degli ingressi.
Ospiti illustri
Dall’unione di Teresa e Luigi nascono Sofia e Emanuele. Quest’ultimo, morto prematuramente nel 1904, è stato tra i soci fondatori e maggiore azionista della FIAT, prima grande azienda automobilistica italiana. Sofia, ricordata per il suo impegno intellettuale e sociale, è stata allieva del pittore Lorenzo Delleani, ospite abituale nel cenacolo culturale sorto attorno alla stessa Sofia e alla madre Teresa. Il famoso capitano Federico Caprilli, grande amico di Emanuele, frequenta spesso il Castello di Miradolo, soprattutto negli anni della sua presenza alla Scuola Militare di Cavalleria di Pinerolo.
Tra gli ospiti illustri del Castello figurano il pittore Lorenzo Delleani e il capitano Federico Caprilli.
L’ultima erede
Sofia, ultima erede della famiglia, muore nel 1950 lasciando il Castello a una congregazione religiosa che rende il palazzo una casa per esercizi spirituali e ospitalità per anziani, abbandonandolo negli anni Novanta del Novecento. Dalla scomparsa della contessa vengono realizzati pesanti interventi, in molti casi irreversibili, non coerenti con la storicità del luogo, che trasformano profondamente la dimora nella struttura, nelle finiture, nei materiali impiegati e nell’apparato decorativo. Gli arredi originali sono venduti o trasferiti; numerosi grandi alberi del parco sono abbattuti per venderne la legna.
In seguito alla morte dell’ultima erede, il Castello è lasciato a una congregazione religiosa.
La rinascita del Castello grazie alla Fondazione
Nel 2007 l’intero complesso è acquistato da un gruppo di privati e concesso in comodato gratuito alla Fondazione Cosso che, l’anno successivo, inaugura la sua attività e avvia un imponente progetto di restauro del Palazzo e del parco al fine di salvarlo dall’abbandono e dall’oblio e restituire al territorio una risorsa di enorme importanza storica e artistica.
Il Castello e il suo parco si avviano a ritornare al loro antico splendore nel 2008, grazie alla Fondazione Cosso.