La struttura della Corte d’onore e delle facciate che danno sul Parco risale alla riplasmazione in chiave neogotica iniziata da Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, sposa di Maurizio Massel e seconda marchesa di Caresana, negli anni 20 dell’Ottocento.
Gli stemmi delle due Casate sono inseriti lungo la Corte d’onore nel 1866, in occasione del matrimonio di Teresa Massel e Luigi Cacherano di Bricherasio.
Il restauro, avviato dalla Fondazione Cosso nel 2008 con la messa in sicurezza e il consolidamento, proseguirà ancora. Saggi stratigrafici hanno evidenziato l’originaria decorazione settecentesca a finto bugnato, così come quella ottocentesca a finto mattoncino, entrambe ricoperte da pittura giallo Piemonte, nel Novecento. Elemento unificante di tutto il Castello sono le cornici in cotto del coronamento superiore della facciata.
In accordo con le Soprintendenze, il restauro delle sale della dimora ha messo in evidenza l’alternarsi di diverse fasi artistiche e storiche del Castello.
Al piano terra e al primo piano, al ripristino delle originali volumetrie delle sale è seguito il recupero dell’apparato decorativo che ha messo in evidenza stratificazioni di affreschi di gusto e cromie tardo settecentesche e ottocentesche, eleganti trompe-l’oeil e sfumature, che creano un’atmosfera suggestiva e sono caratteristica imprescindibile nell’ideazione e adattamento di mostre e concerti.
Tra le più significative, l’antica sala da pranzo nobiliare, con gli stemmi della Famiglia Massel e Cacherano di Bricherasio. Qui sono stati rinvenuti dettagli neogotici dal gusto ottocentesco proposto sulle facciate. Motivi floreali e ornitologici ispirati alle grottesche del Cinquecento caratterizzano invece la Sala del Camino.
All’intersezione tra le due maniche del Castello, al primo piano, si localizza la Cappella dedicata a San Giovanni Battista. La decorazione pittorica presente sulle pareti e sulla volta risale alla fine del XVIII secolo. L’autore del trompe l’oeil è sconosciuto ma può essere accostato alle decorazioni coeve in Piemonte della famiglia dei Galliari, attivi presso la corte e in molte fabbriche ecclesiastiche a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
Lo stato di conservazione dei dipinti era pessimo all’inizio dei restauri: l’intervento voluto dalla Fondazione Cosso, nel 2014, ha permesso la pulitura della pittura murale e il recupero della qualità delle cromie e dei trompe l’oeil illusionistici. Altare, porte e sovraporte sono stati puliti anch’essi, con il recupero della decorazione originale, che può dirsi oggi perfettamente conservata.
A partire dagli anni Cinquanta, la facciata sulla corte interna è stata oggetto di diversi interventi particolarmente invasivi e incongruenti con l’immagine complessiva della dimora. Grazie alla Fondazione Cosso, è stato possibile recuperare l’intonaco e riaprire l’ogiva originaria sulla torretta, trasformata in una feritoia nel corso del Novecento.
Al recupero della facciata si è accompagnato quello della Corte: vi sono state collocate una splendida vite vergine, piante aromatiche e arbusti da fiore, contribuendo a creare un vero e proprio “Giardino dei profumi”, che accoglie il dehor della Caffetteria.
Sulla Corte affaccia l’antico atelier di pittura della contessa Sofia di Bricherasio, recentemente riportato al suo antico splendore ottocentesco: due grandi aperture laterali regalano scorci suggestivi sulla torre, sui rustici e sul Parco.
Documenti d’archivio testimoniano che intorno al 1870 contenesse 1300 piante da fiore in vaso e 48 casse per il trasporto dei limoni: la citroniera, realizzata nel 1831 per volere di Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, trova posto lungo la facciata sud ovest del Castello.
Questo ampio e luminoso locale, adattato a mensa e trascurato nei decenni, dopo la scomparsa della contessa Sofia di Bricherasio, è stato interamente recuperato dalla Fondazione Cosso nel 2010 per restituirgli l’antico splendore. La pavimentazione particolare e il Ficus Repens, i cui lunghi rami disegnano sul soffitto verdissime volute, gli conferiscono un aspetto elegante e legato alla tradizione del luogo.
Oggi è uno spazio adatto ad accogliere concerti, convegni, installazioni, piccole esposizioni.
La torre rotonda, realizzata per volontà di Elisabetta Ferrero della Marmora nel 1839, in occasione delle nozze del figlio, rappresenta il culmine degli interventi di Babet sull’impianto del Castello, al quale la marchesa aveva dedicato ampie risorse a partire dal 1820.
La Fondazione Cosso si dedica alla torre nel 2015, con il rifacimento del tetto, il consolidamento del balcone e la sistemazione dell’esterno. Gli interventi sono estremamente conservativi; obiettivo del recupero è quello di accostarsi con rispetto ai segni del tempo, senza volerli cancellare, ma conservandoli come memoria e anima stessa del luogo.
Ricerche d’archivio hanno rivelato che già nel Seicento esisteva una “cassina” di Miradolo, corredata da ampi terreni, vigne e frutteti, intorno alla quale sarebbero poi sorti il “palazzo” e il “giardino” di Miradolo, tra il XVIII e il XIX secolo.
La corte rustica è attualmente in fase di recupero da parte della Fondazione Cosso, che ha confermato nel 2021 la scelta di un restauro armonico e rispettoso dei segni del tempo, che qui sono ancora tutti riconoscibili, in tanti particolari: dal verderame impresso sull’intonaco delle facciate, alle travi che reggevano i balconi della casa del fattore.
La cascina si compone di una manica con stalla, fienile e un’abitazione; di fronte, un’ampia tettoia, anticamente utilizzata per il deposito delle scorte e delle attrezzature. A ponente, i fabbricati minori con il pollaio e il forno.
Completa il colpo d’occhio del rustico la sua pavimentazione a ciottoli, nota come “calatà” o “acciottolato piemontese”, creata anticamente con ciottoli derivanti dallo spietramento dei campi, che svolgeva l’importante funzione di evitare all’agricoltore e alla famiglia di transitare e soprattutto lavorare nel fango nei lunghi mesi invernali.
L’orto è rinato nel 2021 grazie alla visione di Paola Eynard, la quale ha trovato nell’Architetto Paolo Pejrone un interlocutore prezioso, interprete perfetto del desiderio di restituire a questo luogo la poesia di un tempo e la sua antica vocazione.
L’orto oggi ha forma circolare: armonioso, chiuso, protetto.
Affaccia sulla corte rustica e ne completa l’originaria vocazione agricola insieme a stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio. Si sviluppa intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica cascina, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda.