Il Parco che circonda il Castello di Miradolo ha un’estensione di oltre 6 ettari e ancora oggi lascia trasparire gli orientamenti progettuali ed il gusto di chi iniziò a delinearlo, nel Settecento, e di chi poi ne proseguì la creazione, nell’Ottocento, espandendone la superficie.
Un parco romantico
Recenti ricerche d’archivio hanno rivelato che il progetto originario del Parco risale all’ultimo quarto del Settecento, quando il Palazzo di Miradolo era ornato da un giardino di delizie, un frutteto e una peschiera. Terreni coltivati a foraggio, orti e vitigni circondavano il giardino, occupando anche la zona dell’attuale grande prato centrale.
Nella prima metà del XIX secolo, grazie all’intervento di Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, l’assetto del Parco muta e assume sembianze paesaggistiche di carattere romantico. Ispirato al giardino informale di gusto tipicamente inglese, presenta una forma vagamente ovale, con al centro una grande radura prativa, sulla quale si affacciano anse di vegetazione, boschetti e alberi isolati.
Nel 1824 è ultimato il muro di cinta, creato utilizzando le pietre prelevate direttamente dal torrente Chisone. La citroniera, eretta negli anni Trenta, è utilizzata dai giardinieri Giovanni Battista Gilli e Lorenzo Mussetto, attivi a servizio dei marchesi Massel di Caresana.
Il parco è completato nella seconda metà dell’Ottocento con l’introduzione di nuove specie sulla scia del grande interesse per le piante esotiche diffusosi tra i nobili e le corti del tempo: ecco arrivare esemplari come il Ginkgo Biloba, il liriodendro, la sequoia e l’inserimento di un bosco di bambù giganti.
Il Parco è caratterizzato da una forma vagamente ovale: al centro si trova il grande prato.
Esemplari unici
Ancora oggi il Parco presenta esemplari di notevole bellezza ed importanza storica e botanica: il suo patrimonio arboreo è rappresentato da oltre 1700 alberi di diversa dimensione e pregio, di notevole importanza storico-botanica.
Il Parco accoglie 5 alberi monumentali.
Il Parco e il suo microclima
Il Parco è attraversato da un interessante sistema di canali irrigui; la presenza nell’area di numerosi corsi d’acqua, la vicinanza stessa del torrente Chisone, e la posizione particolarmente felice da un punto di vista climatico, al crocevia fra valli, pianura e montagna, lo rendono un sito di notevole interesse anche da un punto di vista ecologico, habitat ideale per molte specie animali.
Il microclima permette l’esistenza di numerose specie esotiche come nel caso del suggestivo bosco di bambù giganti, l’angolo delle camelie, la radura dei cipressi calvi.
Le specie floreali maggiormente presenti sono le storiche camelie e le macchie arbustive di colorate ortensie.
Grazie al microclima presente, il Parco è l’habitat ideale anche per numerose specie esotiche e un bosco di bambù giganti.
Anni di degrado e recupero
Nel 1950, dopo la scomparsa della contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia, il Parco conosce purtroppo un triste destino: in seguito alla trasformazione della proprietà in Casa per Esercizi Spirituali ad opera di una congregazione religiosa, molti degli alberi più antichi e pregiati sono abbattuti a fini commerciali e il progetto ottocentesco è progressiavamente offuscato.
Con l’abbandono dell’intera proprietà, negli anni Novanta del Novecento, il Parco va incontro al totale degrado: si susseguono anni durissimi durante i quali le mura di cinta crollano in più punti, le piante sono abbattute in modo incontrollato, i rovi invadono ogni angolo soffocando gli esemplari più deboli. Ovunque regnano disordine e confusione.
Dal 2008 la Fondazione Cosso ha scelto il Castello di Miradolo e il suo parco come sede: da allora ha avviato numerosi interventi di recupero e valorizzazione con l’obiettivo di accompagnare il Parco verso la sua rinascita. Da subito il parco è inserito nell’elenco ufficiale dei giardini storici sottoposti a tutela della Regione Piemonte.
Dal 2014 fa parte dei Grandi Giardini Italiani.
Nel 2017, per festeggiare i primi 10 anni di lavoro, il Parco è oggetto del progetto di valorizzazione “Invito al Parco”, ideato e realizzarto dalla Fondazione Cosso con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo.
Nel 2019, il progetto si amplia e nasce “Invito al Parco – Il Camelieto”: l’esperienza immersiva del visitatore nella natura si arricchisce a partire dall’introduzione di oltre 130 cultivar di camelie propagate da esemplari vetusti appartenenti a due tra le collezioni più antiche e pregevoli d’Italia.
L’anno successivo, l’Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari e la Società Italiana della Camelia collaborano allo studio e alla caratterizzazione dei giovani esemplari. Il progetto si avvale ancora una volta del contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo.
Il Parco è stato inserito nell’elenco ufficiale dei giardini storici sottoposti a tutela della Regione Piemonte.
Gli alberi del Parco
Gli alberi più grandi e storicamente più importanti del Parco.
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