Un meraviglioso esemplare di ippocastano, con la sua folta e larga chioma, che raggiunge i 30 metri d’altezza, si sviluppa all’ingresso del parco, accanto a 3 cipressi calvi.
In primavera regala i suoi fiori disposti in lunghe pannocchie piramidali, che sbocciano con petali bianchi tinti di giallo o cremisi. Il frutto compare in autunno, quando le foglie divengono color ruggine: è una tonda capsula ricoperta di aculei, che cadendo libera il seme, la Castagna matta, da tenere in tasca per tenere lontano il raffreddore.
Origine: Penisola Balcanica.
Il visitatore che dalla radura dei cipressi calvi si avvia verso la Citroniera scorge un particolarissimo albero ornamentale: la Lagerstroemia.
I suoi rami e il tronco sono lisci al tatto e di colore chiaro, tanto da essere anche definito “albero nudo”. In estate la chioma si colora di un viola intenso, mentre in autunno il fogliame si tinge di giallo dorato, prima di abbandonare i rami. Nel Parco sono presenti due esemplari di Lagerstroemia, così particolari da ricordare moderne sculture.
Origine: Cina temperata.
Il gigante buono del Parco, con la corteccia che sembra il manto di un elefante e il portamento morbido che abbraccia chi si ferma sotto la sua chioma.
Il Faggio Aspleniifolia, dalle foglie a forma di felce, possiede caratteristiche simili rispetto alla specie d’origine, ma con le foglie profondamente inciso-lobate.
Origine: Europa
La maestosa sequoia del Parco campeggia sul lato interno del viale dei bossi, quello più ricco di esemplari di grandi dimensioni, ed è in piena salute.
La sua morbida corteccia, che non si può fare a meno di accarezzare, è ignifuga.
La sequoia è una specie, come il Ginkgo biloba, relitto della vegetazione preistorica e nella terra d’origine può alzarsi fino a 110 metri e più. Alcune sequoie in California contano più di 2500 anni, sebbene la maggior parte degli esemplari abbia meno della metà di quell’età.
Origine: America del Nord (California e Oregon)
Accanto al Viale delle ortensie, nei pressi della casa del custode, sorge il suggestivo Bosco di bambù giganti.
Non conosciamo ancora il momento esatto in cui il bambù è stato introdotto nel Parco, ma è ragionevole associare la sua presenza alla volontà di collezione tipica dei giardini ottocenteschi di pregio.
Al centro del bosco, come nel resto del giardino, la presenza dell’acqua è importante: l’intero Parco è attraversato da un sistema di canali irrigui che permette alla vegetazione di prosperare e diffonde tutt’intorno una rilassante sonorità.
Origine: Asia
Fiore rappresentativo del Parco, insieme alla camelia: la contessa Sofia lo amava molto e se ne era circondata, introducendolo in diverse parti del giardino. Dal 2008 la Fondazione Cosso ha intrapreso un’analisi degli arbusti di questa specie presenti nel Parco, catalogando le piante originarie e classificandole. Da questo censimento è nato un attento piano di recupero che ha previsto la collocazione di decine di nuovi esemplari.
Nel Viale delle ortensie, e lungo tutto il sentiero che fiancheggia il prato centrale, campeggiano maestosi esemplari dai colori tenui della specie Hydrangea macrophylla nelle varietà Otaksa e Mariesi Perfecta. A circa metà percorso è stato sistemato un gruppo di Hydrangea arborescens, ortensia americana bianca e globosa, con foglie cuoriformi verde tenero.
Sul lato opposto del Parco, all’accesso del cancello Ovest, si trovano i cespugli di Hydrangea quercifolia, anch’essi originari dell’America settentrionale.
Nei pressi della Torre, spiccano cespugli vigorosi di Hydrangea paniculata, dalle lunghe infiorescenze bianche a fioritura tardiva.
Nel Parco si conservano imponenti arbusti di camelie, esemplari centenari introdotti nell’Ottocento. Fiore affascinante, aristocratico, dalle sfumature molteplici, la camelia ha un’origine antichissima e proviene dall’Asia.
Nell’ambito del progetto “Invito al Parco – Il Camelieto”, nel marzo del 2019 hanno trovato casa nel Parco oltre 130 cultivar di camelie propagate da esemplari vetusti appartenenti a due tra le collezioni di camelie più antiche e pregevoli d’Italia site nel giardino dell’ex Albergo Eden, a Verbania Pallanza, e nel Parco di Villa Durazzo Pallavicini, a Genova Pegli.
Nel 2020 un gruppo di esperti dell’Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), con la collaborazione della Società Italiana della Camelia, ha avviato lo studio e la caratterizzazione dei giovani esemplari introdotti a Miradolo e di quelli già esistenti.
Prendendo in carico questi esemplari, la Fondazione Cosso si impegna a lavorare per la sopravvivenza di un ingente patrimonio naturalistico, preziosa riserva di germoplasma, dal momento che circa il 50% degli stessi sono esemplari unici in Italia.
Il progetto si avvale del contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo.
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