5. Mostra fotografia Oliviero Toscani

Per il marchio Roleski, Oliviero Toscani “fonda” la libera Real Repubblica di Roleski, che non ha leggi, ma ha un proprio inno che parla di democrazia, amore e libertà. Qui si possono vedere due membri della “famiglia reale”, molto distanti dal concetto di nobiltà che abbiamo in mente. Anche il gruppo con le maschere da animali è legato a un marchio, Almo Nature, che produce cibo per cani e gatti: questa immagine sembra suggerire che gli animali sono molto più pazienti con noi di quanto noi siamo con loro e, se vedessimo il mondo con i loro occhi, forse vedremmo un mondo migliore. Nel 2005, Toscani dà uno slancio alla discussione sulla regolamentazione delle unioni gay, creando una grande campagna che mostra famiglie omosessuali. A parete, una scuola del Giambellino, quartiere di Milano, con 28 bambini di 7 anni di 13 nazionalità diverse: questa è l’immagine del futuro della società italiana, un futuro bellissimo dove, nell’esaltazione delle differenze, si manifesterà l’essenza più profonda dell’essere umano. Accanto, una recentissima fotografia a una giovane lavoratrice, nel segno ironico dei simboli del comunismo.
Il bacio tra il prete e la suora ha bisogno di pochissime spiegazioni: è una delle sue foto più note, con la quale Toscani tenta un esperimento, nel 1991: la reazione provocata dal guardare. La visione di due bellissimi giovani in un bacio tenero e per niente volgare è più forte di quella dettata dalla conoscenza, che ci dice che un prete e una suora non possono baciare?
Per non rischiare che venga banalizzata, dobbiamo invece fermarci sulla fotografia di quel pube femminile, che insieme a moltissimi altri (femminili e maschili) hanno riempito in un intero padiglione alla Biennale di Venezia del 1993, edizione diretta da Achille Bonito Oliva che quell’anno impone Toscani anche ai sistemi dell’arte. Non si sente il bisogno di scomodare i grandi maestri della storia dell’arte, per dire che questa immagine ha ben poco di scandaloso e provocatorio. Sarebbe addirittura sbagliato, non solo per l’improbabile accostamento del fotografo a Giorgione, Durer, Tiziano, Rubens, Jean Cousin, Joseph Heintz, o per avvicinarci nel tempo a Goya o Hayez, autori di alcuni tra i massimi capolavori di nudo femminile della storia, ma anche e soprattutto perché Toscani ci vuole dire cose diverse. E ancora, è troppo semplice parlare di L’origine du Monde di Gustave Courbet, nonostante questa serie ricordi incredibilmente l’estetica di quella pietra miliare del realismo, persino per le velleità censorie che dal 1866 il dipinto incessantemente ispira (l’ultima volta due anni fa, in Portogallo, venne imposto il sequestro di un libro che lo mostrava in copertina). Sommersi dalla banale volgarità di calendari questi scatti vengono equivocati, e l’accusa di apologia del pensiero che vede le donne come oggetto, è dietro l’angolo. Niente di più sbagliato. Per la prima volta non si sfrutta il corpo, ma la comunicazione e l’arte, per parlare dell’unicità e della bellezza della donna, della potenza e del privilegio della libertà, che è il prodromo della naturalezza dei comportamenti umani. Questa fotografia è finalmente un inno, in larga scala, alla disinvoltura e all’autenticità delle donne. E con buona pace di alcune associazioni “femministe” che hanno chiesto il ritiro dalla distribuzione del calendario che Toscani ha realizzato con questi scatti oltre 20 anni dopo la Biennale di Venezia, l’affinità estetica che più ricorda quelle immagini, e il loro significato, non va cercata nella storia dell’arte, ma nelle prime pagine dei giornali che mostravano, negli anni ’70, cortei infiniti di donne che univano indice e pollice della mano destra con quelli della mano sinistra e alzavano, esultanti, le braccia al cielo.

 

 

 

 

For the Roleski brand, Oliviero Toscani “established” the free Royal Republic of Roleski, with no laws but with its own anthem singing of democracy, love and freedom. Here you can see two members of the “Royal Family”, very different from the aristocracy we are used to think of. The group of people wearing animal masks is also connected to a brand, Almo Nature, a company that produces pet food: this image seems to suggest that animals are much more patient with us then we are with them and, and if we could see the world through their eyes, maybe we would see a better world. In 2005, Toscani pushed forward the public discussion on gay unions, creating a major campaign portraying homosexual families. On the wall is the picture of a school of Giambellino, a district of Milan, with 28 seven-year-old children belonging to 13 different nationalities: this is the future of Italian society, a beautiful future where the highlighting of differences brings out the true essence of the human being. Next to it is a recent photo of a young working woman, ironically playing with the symbols of communism.
The kiss between a priest and a nun needs little explanation: it is one of his most famous pictures, used by Toscani as an experiment in 1991: observing the reaction we have when we watch it. Is the vision of two beautiful young people engaged in a sweet kiss free of any vulgarity stronger than the reaction we have as we think that a priest and a nun are not allowed to kiss?
To avoid the trivialization of it, we need to dwell for a moment on this photo of a female genital area. This, and many other similar photos (portraying male and female genital areas) filled an entire pavilion at the 1993Venice Biennale. That edition was directed by Achille Bonito Oliva who, on that occasion, imposed Toscani to the art system. We don’t need to reach out to great art critics and historians to say that this image is neither outrageous nor provocative. That would just be wrong, not only because any comparison with Giorgione, Durer, Tiziano, Rubens, Jean Cousin, Joseph Heintz, or even Goya and Hayez, – who have all made some of the most important female nude masterpieces in history – wouldn’t make sense, but also and especially because Toscani wants to tell us something very different. And again, it would be all too easy to refer to Gustave Courbet’s “L’origine du Monde”, even though this series reminds so well of the aesthetics of that milestone of realism, also for the attempts to censor it that the painting has undergone since 1866 (as recently as two years ago, in Portugal, a book was seized because it had that image on its cover). Submerged by the banal vulgarity of calendars these shots are all too often misunderstood, and the risk of being accused of treating women as objects is just around the corner. Nothing could be further away from the truth. For the first time what is exploited here is not the body, rather communication and art, and they talk about the uniqueness and beauty of women, the power and privilege of freedom, which is the prelude to natural human behaviour. This photo is actually a hymn to women’s confidence and authenticity. With all due respect to those feminist associations that requested that the calendar that Toscani made using these photos over 20 years after the Venice Biennale be removed from the market, it may be said that the closest ideal to those images and to their meaning should not be looked for in the history of art but in the front pages of the newspapers that in the 1970s exhibited endless processions of women symbolically joining their index finger and thumb of the right hand with those of the left hand and raised, exultantly, their arms to the sky.